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Credito d’imposta beni strumentali 2025: le novità per risparmiare anche quest’anno

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Le news di Ayming Institute
Aprile 1, 2025

In un contesto imprenditoriale, come quello italiano, caratterizzato dalla presenza di PMI, gli incentivi a supporto degli investimenti in beni strumentali permettono di accedere a risorse finanziarie necessarie per restare al passo con l’evoluzione tecnologica, promuovere efficienza e cogliere nuove opportunità di business.

In questo senso, il credito d’imposta per beni strumentali rappresenta un’importante agevolazione fiscale, che consente di recuperare parte degli investimenti sostenuti per l’acquisto di macchinari, attrezzature e tecnologie avanzate.

L’incentivo, attualmente inquadrato all’interno del Piano Transizione 4.0, ha subito in questi anni diverse modifiche. La necessità di regolare la spesa pubblica, infatti, ha portato alla decisione di dimezzare le aliquote a partire dal 2023. La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto diverse novità per questo incentivo, tra cui nuove aliquote, un tetto massimo di spesa, e l’eliminazione del credito per i beni immateriali 4.0.

Vediamo nel dettaglio cosa cambia, quali sono gli investimenti ammessi e come usufruire al meglio di questa agevolazione in scadenza al 31 dicembre 2025.

 

Cos’è il credito d’imposta per beni strumentali?

Il credito d’imposta per beni strumentali è un’agevolazione fiscale, utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite modello F24, che permette alle imprese di recuperare una percentuale del costo degli investimenti in macchinari e attrezzature necessari per l’attività produttiva.

L’obiettivo di questa misura è stimolare la crescita e la modernizzazione del tessuto industriale italiano, incentivando l’adozione di tecnologie avanzate e la digitalizzazione dei processi produttivi.

Il credito d’imposta è rivolto a tutte le imprese italiane, indipendentemente da dimensione, settore e forma giuridica. L’unico requisito essenziale è che l’azienda sia residente in Italia e gli investimenti rientrino nelle categorie ammissibili.

Novità 2025: cosa cambia rispetto al 2024?

È importante ricordare che, senza un intervento da parte del regolatore, il termine di scadenza del Piano Transizione 4.0 e dei suoi incentivi è fissato al 31 dicembre 2025. Per accedere alle agevolazioni l’investimento deve essere completato entro il 30 giugno 2026, a condizione che entro la fine del 2025 sia stato pagato un acconto pari almeno al 20% del costo.

Dopo il dimezzamento delle aliquote del Piano introdotto con la Legge di Bilancio 2022 (legge 30 dicembre 2021, n. 234), la manovra del 2025 ha portato altre importanti novità, che impattano direttamente sulle imprese che vogliono usufruire di questa agevolazione.

 

Esclusione del credito d’imposta per beni immateriali 4.0 e un nuovo tetto alla spesa

La prima novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2025 riguarda l’eliminazione dell’incentivo sui beni immateriali. Il credito d’imposta per l’acquisto di software, che era previsto al 10% per il 2025, è stato quindi rimosso.

La seconda novità riguarda l’introduzione di un tetto di spesa complessivo, fissato a 2,2 miliardi di euro. Il limite di spesa, tuttavia, non sarà applicabile agli investimenti per i quali, alla data prevista di pubblicazione della legge di bilancio, l’ordine sia già stato accettato dal venditore e siano stati effettuati acconti pari almeno al 20% del costo di acquisizione.

 

L’obbligo della comunicazione preventiva e consuntiva

Il Piano Transizione 4.0 è stato, per buona parte della sua vita, una misura automatica. Questo automatismo ha reso la misura particolarmente apprezzata dalle imprese e ha favorito il suo utilizzo.

La valutazione dell’impatto economico degli interventi del Piano Transizione 4.0 redatta dal MEF ha infatti evidenziato che tra il 2020 e il 2022 le imprese italiane hanno maturato complessivamente 29 miliardi di euro di credito d’imposta per investimenti destinati alla digitalizzazione del sistema produttivo. E una buona parte di queste risorse parte erogate in forma di credito d’imposta sono andate a piccole e medie imprese per investimenti su beni materiali.

Tuttavia, il decreto-legge sulle agevolazioni fiscali (D.L. N. 39/2024), entrato in vigore 30 marzo 2024, ha introdotto per i crediti di imposta 4.0 l’obbligo della cosiddetta “comunicazione preventiva” e di una comunicazione consuntiva a conclusione dell’investimento.

Vista l’introduzione del tetto complessivo, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy trasmetterà all’Agenzia delle Entrate la lista delle imprese beneficiarie, in ordine cronologico di ricezione. Raggiunto il tetto massimo di spesa, l’accesso alla misura sarà dichiarato chiuso.

 

Credito d’imposta beni strumentali materiali, investimenti ammissibili e aliquote

Dopo aver analizzato le novità introdotte, vediamo quindi come si configura il credito d’imposta per beni strumentali materiali per il 2025.

Per quanto concerne gli investimenti agevolabili, il credito d’imposta è applicabile a beni materiali 4.0, ovvero:

  • Macchinari e attrezzature industriali
  • Sistemi di automazione e robotica
  • Dispositivi interconnessi e digitalizzati

I beni devono rispettare i requisiti di interconnessione previsti dal Piano Industria 4.0.

Per il 2025 le aliquote del credito d’imposta per i beni materiali 4.0 sono fissate al:

  • 20% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro
  • 10% per investimenti tra 2,5 e 10 milioni di euro
  • 5% per investimenti tra 10 e 20 milioni di euro

 

Credito d’imposta beni strumentali 2025: modalità di accesso

Come già menzionato, accedere al credito d’imposta per beni strumentali 4.0 non è automatico: ci sono requisiti tecnici da rispettare, documentazione da produrre e scadenze da monitorare attentamente. Un errore nella procedura può comportare la perdita dell’agevolazione o il rischio di sanzioni.

Per quanto riguarda gli oneri documentali, ricordiamo che per i beni tecnologicamente avanzati le imprese devono presentare una perizia tecnica asseverata, redatta da un ingegnere o perito industriale iscritto al relativo albo professionale, oppure un attestato di conformità emesso da un ente di certificazione accreditato.

Tali documenti devono attestare che i beni possiedono le caratteristiche tecniche necessarie per essere inclusi negli elenchi indicati negli allegati A e B, e che sono interconnessi con il sistema aziendale di gestione della produzione o con la rete di fornitura. Per i beni il cui costo unitario di acquisizione non supera i 300.000 euro, è sufficiente una dichiarazione del legale rappresentante.

Inoltre, per gli investimenti effettuati a decorrere dal 30 marzo 2024, l’accesso al bonus è subordinato all’invio di una comunicazione preventiva. La comunicazione deve indicare l’ammontare complessivo degli investimenti e la presunta fruizione negli anni del credito.

Analogamente, a conclusione dell’investimento è necessario inviare una comunicazione consuntiva per aggiornare le informazioni fornite in via preventiva.

Le comunicazioni devono essere inviate esclusivamente in via telematica utilizzando gli appositi modelli disponibili sito del Gestore dei servizi energetici (GSE).

Per gli investimenti realizzati dal 1° gennaio 2023 al 29 marzo 2024, è sufficiente trasmettere la sola comunicazione di completamento degli investimenti.

 

Il credito d’imposta nel 2025: un’opportunità strategica

Il credito d’imposta per beni strumentali 2025 offre grandi opportunità di risparmio per le aziende che vogliono investire in innovazione e digitalizzazione. Tuttavia, con le nuove regole di prenotazione dei fondi e la cancellazione degli incentivi per i beni immateriali, è fondamentale pianificare gli investimenti in modo strategico.

 

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