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Decreto Omnibus: i potenziali impatti sulle imprese europee

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Il 27 novembre 2024, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato al Parlamento europeo la “Bussola per la Competitività” (Competitiveness Compass). Questo quadro strategico definisce le priorità del nuovo mandato della Commissione, con l’obiettivo di rafforzare la competitività dell’Unione Europea e dare seguito alle raccomandazioni della relazione di Mario Draghi.

Uno degli elementi chiave della Bussola è la semplificazione dell’onere normativo per le imprese, che verrà attuata attraverso tre pacchetti Omnibus. Il primo decreto, previsto per il 26 febbraio 2025 (ma con possibilità di slittamento a marzo), punta a ridurre gli oneri amministrativi del 25% per le imprese e del 35% per le PMI.

Le normative coinvolte includono i pilastri della rendicontazione europea in materia di sostenibilità e del Green Deal:

  • CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive);
  • CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive);
  • CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism);
  • Tassonomia UE.

Tassonomia UE: verso una maggiore semplicità

Il 5 febbraio 2025, la Piattaforma dell’UE sulla Finanza Sostenibile ha pubblicato il rapporto “Simplifying the EU Taxonomy”, che propone miglioramenti per ridurre la complessità della rendicontazione e garantire coerenza con normative ESG come la CSRD e SFDR.

Le quattro raccomandazioni principali includono:

  • Raffinamento degli obblighi di valutazione e rendicontazione del “Do No Significant Harm” (DNSH);
  • Sviluppo di approcci volontari e semplificati per PMI, banche e investitori per integrare la Tassonomia nelle rendicontazioni (CSRD o SFDR);
  • Introduzione di una soglia di materialità per tutti gli indicatori chiave di prestazione (KPI), una valutazione DNSH semplificata per il KPI del fatturato e limitazione della portata obbligatoria dell’OpEx alla ricerca e sviluppo (R&D);
  • Consentire l’uso di proxy e stime per il Green Asset Ratio (GAR) e il Green Investment Ratio (GIR), con una valutazione semplificata per il settore retail.

CSRD, CSDDD, CBAM e Small & Mid-Caps: cosa cambia?

Attualmente, non sono state confermate le modifiche che il primo decreto Omnibus apporterà alla CSRD e alla CSDDD, ma si ipotizza una riduzione del numero di imprese soggette agli obblighi di rendicontazione. Se confermata, questa revisione potrebbe escludere le aziende con meno di 1.000 dipendenti, riducendo dell’85% il numero di imprese coinvolte.

Il secondo pacchetto Omnibus si concentrerà invece sulle small & mid-caps, con la possibile introduzione di un regime normativo più flessibile, riducendo gli oneri burocratici per le imprese di medie dimensioni.

Anche il CBAM sarà semplificato per facilitare l’accesso ai piccoli operatori di mercato, rendendo il meccanismo più accessibile e meno oneroso.

Reazioni delle imprese e investitori

L’8 gennaio 2025, alcune delle più grandi aziende francesi, come Amundi, L’Oréal e Carrefour, hanno inviato una comunicazione ai legislatori europei, sottolineando l’importanza di mantenere solidi standard ESG per garantire stabilità economica e fiducia degli investitori.

Successivamente, anche grandi multinazionali come Ferrero, Nestlé, Unilever e Primark hanno richiesto maggiore certezza normativa, temendo che le revisioni possano destabilizzare gli standard già concordati e recepiti nelle legislazioni nazionali.

Il 4 febbraio 2025, 150 investitori hanno esortato la Commissione Europea a preservare l’integrità del quadro normativo, evitando modifiche che possano creare ulteriore incertezza nei mercati finanziari.

Consultazione UE: quali stakeholder coinvolti?

Il 5 e 6 febbraio 2025, la Commissione Europea ha avviato una consultazione con gli stakeholder per discutere la semplificazione delle normative ESG. Tuttavia, sono emerse alcune criticità:

  • Esclusione di grandi aziende e investitori ESG, mentre il settore petrolifero ha avuto ampia rappresentanza;
  • Scarsa presenza di ONG e start-up di software per la raccolta dati;
  • Partecipazione predominante di grandi aziende, con pochi rappresentanti delle PMI.

Queste problematiche sollevano il dubbio che il fine reale dei decreti Omnibus non sia tanto ottimizzare le normative, quanto favorire una deregulation che potrebbe aumentare l’instabilità del mercato.

Conclusioni

Le prime risposte sulla semplificazione delle normative ESG si avranno entro fine febbraio 2025, a meno di un rinvio del decreto Omnibus a marzo. Tuttavia, la Commissione Europea dovrà bilanciare la riduzione della burocrazia con la necessità di preservare solidi standard ESG, evitando di penalizzare le imprese che hanno già investito nella conformità normativa.

L’aspettativa comune è che l’Europa continui a mantenere il suo ruolo di leader nella sostenibilità e che l’agenda verde non venga messa in secondo piano. La competitività del futuro si giocherà sulla capacità di coniugare crescita economica e transizione sostenibile.

 

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