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Il credito d’imposta ricerca e sviluppo per chi produce, spiegato

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Le news di Ayming Institute
Maggio 5, 2024

Stimolare gli investimenti in Ricerca e Sviluppo, Innovazione tecnologica, anche nell’ambito del paradigma 4.0 e dell’economia circolare, Design e ideazione estetica: sono questi gli obiettivi del credito d’imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica, più comunemente conosciuto come “credito d’imposta ricerca e sviluppo” (R&S).

Introdotta dal Decreto 23 dicembre 2013, n. 145, questa misura ha subito diverse modifiche e aggiornamenti nel tempo, anche nell’ambito delle revisioni degli incentivi a sostegno degli investimenti privati in innovazione, come il Piano Transizione 4.0.

Ed è stato proprio nell’ambito della revisione dell’allora Piano Impresa 4.0, nel 2019, che il campo di azione dello strumento si è ampliato per racchiudere, in un unico incentivo, anche le attività di innovazione in design e ideazione estetica.

 

A chi si rivolge il credito d’imposta in ricerca e sviluppo

Possono accedere al credito d’imposta ricerca e sviluppo tutte le imprese ubicate sul territorio nazionale, comprese quelle rappresentanze stabili di entità non residenti, a prescindere dalla propria forma giuridica, settore di appartenenza economica, grandezza, modalità di contabilità e metodo di calcolo del reddito per scopi fiscali.ù

 

Credito d’imposta R&S, guida alle aliquote

Il credito d’imposta in ricerca e sviluppo prevede diverse aliquote di agevolazione in base all’attività svolta e al periodo d’imposta di riferimento. La riorganizzazione degli incentivi del Piano Transizione 4.0 ha infatti sancito, a partire dal 1° gennaio 2023, una progressiva riduzione delle aliquote dell’incentivo che tuttavia è stato in quell’occasione rinnovato fino al 2031 (per le attività di innovazione e design è previsto l’incentivo fino al 2025).

Pertanto, il credito d’imposta è riconosciuto in queste modalità:

  • Per le attività di ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale il credito d’imposta è riconosciuto al 20% (con un massimale di 4 milioni) per il periodo d’imposta fino al 31 dicembre 2022. Da quello successivo e fino al 31 dicembre 2031, il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 10%, nel limite massimo annuale di 5 milioni di euro
  • Per le attività di innovazione tecnologica e green l’aliquota era fissata al 15% per il periodo d’imposta conclusosi il 31 dicembre 2022 (con un massimale annuo di 2 milioni di euro), scesa al 10% nel periodo d’imposta 2023 (con un innalzamento del massimale a 4 milioni). Dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023 e fino a quello in corso al 31 dicembre 2025, il credito d’imposta è riconosciuto in misura pari al 5%, nel limite massimo annuale di 4 milioni di euro.
  • Per le attività di design e innovazione estetica l’aliquota è del 10% per il periodo d’imposta fino al 31 dicembre 2023 (con un massimale annuo di 2 milioni). Dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2023 e fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2025, l’aliquota scende al 5%, mentre il massimale resta invariato.

Quali sono le spese ammissibili

Così come indicato nella legge n.160 del 27 dicembre 2019 (commi 200-202), sono ammissibili:

  • le spese di personale autonomo o subordinato coinvolto nelle attività, che incidono sulla base di calcolo per un importo pari 150% del loro ammontare
  • le quote di ammortamento, i canoni di locazione finanziaria o di locazione semplice e le altre spese relative ai beni materiali mobili e ai software utilizzati nei progetti di ricerca e sviluppo, nel limite massimo complessivo pari al 30% delle spese di personale;
  • spese per servizi di consulenza e servizi equivalenti nel limite massimo complessivo pari al 20% delle spese di personale ammissibili;
  • le spese per materiali, forniture e altri prodotti analoghi nel limite massimo complessivo pari al 30% delle spese di personale ammissibili;
  • quote di ammortamento relative all’acquisto di privative industriali (solo per ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale), nel limite massimo complessivo di 1 milione di euro;
  • spese per contratti di ricerca extra muros aventi ad oggetto il diretto svolgimento da parte del soggetto commissionario delle attività di ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta (solo per ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale). Queste spese incidono sulla base di calcolo per il 150% del loro ammontare.

Come usufruire del credito

Il credito d’imposta deve essere riportato nella dichiarazione dei redditi dell’anno in cui le spese sono state effettuate e negli anni successivi fino al completo utilizzo del credito stesso.

Per poter usufruire del credito, questo va utilizzato in compensazione tramite il modello F24, utilizzando i servizi telematici forniti dall’Agenzia delle Entrate (AdE), a partire dall’anno fiscale successivo a quello in cui sono state sostenute le spese.

È importante sottolineare che la base di calcolo per il credito d’imposta deve essere determinata al netto di altre sovvenzioni o contributi ricevuti per le stesse spese. Inoltre, rispettando i limiti massimi stabiliti e assicurando una separazione analitica dei progetti e delle relative spese ammissibili, è possibile cumulare il beneficio per differenti tipologie di attività qualificate nello stesso periodo d’imposta.

 

Credito d’imposta ricerca e sviluppo, come richiederlo senza rischiare sanzioni

Nonostante il credito d’imposta ricerca e sviluppo sia tra gli incentivi più apprezzati dalle imprese, la sua fruizione è stata scoraggiata negli anni dal timore di intercorrere in sanzioni a seguito della verifica da parte dell’AdE in caso di credito non spettante o usufruito indebitamente.

La stessa AdE ha fornito, attraverso delle circolari, indicazioni per aiutare le imprese nel definire quando il beneficio poteva essere richiesto e quando no, orientandosi verso interpretazioni sempre più restrittive, emerse spesso in anni successivi a quelli in cui l’azienda aveva richiesto l’incentivo.

Per fornire garanzia alle imprese, il decreto-legge 73 del 21 giugno 2022 ha previsto per le imprese la possibilità di certificare l’idoneità delle attività da svolgere prima di richiedere l’incentivo, rimandando a un successivo decreto attuativo il compito di indicare i soggetti certificatori e le linee guida per le certificazioni. Linee guida che, tuttavia, non sono ancora giunte.

Davanti a questi rischi, è importante per le imprese affidarsi ad esperti di finanza agevolata che possono guidarle lungo tutto il processo di richiesta dell’incentivo: dalla raccolta della documentazione necessaria alla verifica dei requisiti, fino all’identificazione delle attività che possono essere agevolabili e la valutazione della conformità tra le attività dei progetti stessi e i requisiti di legge.

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