Il 30 dicembre 2021 la Camera dei Deputati ha definitivamente approvato la Legge di Bilancio per l’anno 2022.
Nonostante il testo imponente – un unico articolo composto da oltre 1013 commi – il contenuto esprime una marcata pigrizia creativa rispetto agli ultimi anni: il Legislatore si è spesso limitato ad estendere l’efficacia di misure agevolative già in vigore, con il chiaro disegno di demandare al PNRR l’introduzione di nuove agevolazioni.
Novità in campo tributario
Poche le novità in campo tributario: a favore delle imprese spicca il differimento dell’entrata in vigore di Plastic Tax e Sugar Tax al 1° gennaio 2023; della Legge Delega di riforma del sistema fiscale vengono attuate solo la revisione delle aliquote IRPEF e la ridefinizione dei soggetti passivi IRAP.
Anche l’abolizione dell’IRAP è solo parziale: dal 1° gennaio 2022 sono esenti le persone fisiche esercenti attività commerciali, arti e professioni; restano ancora soggetti al tributo le società di persone e di capitali, gli enti commerciali e non commerciali, gli studi associati e le associazioni tra professionisti.
Nuovo Patent Box
Particolarmente attesa la revisione del Patent Box, data la necessità di correggere i grossolani refusi dei precedenti interventi normativi: la super-deduzione dei costi di R&S viene aumentata al 110%, è garantita la cumulabilità con il credito d’imposta sulle attività di ricerca e sviluppo e viene modificato il regime transitorio.
Quest’ultimo intervento consente di garantire il legittimo affidamento delle imprese, che avevano optato per il Patent Box e che si sono trovate di fronte ad un cambio di regime ancor prima che fossero scaduti i termini per il rinnovo dell’opzione.
Agevolazioni per le imprese
Limitate le novità in ambito Piano Transizione 4.0.
La Manovra, infatti, lascia inalterate le aliquote già previste per l’anno in corso, pur prevedendo l’estensione dei crediti d’imposta su un orizzonte temporale ben più ampio rispetto a quelli cui le precedenti Leggi di Bilancio ci avevano abituati.
Da guardare con sfavore il dimezzamento delle intensità agevolative a partire dal 2023, circostanza che potrebbe disincentivare gli investimenti privati.
Più diffusamente, il credito d’imposta R&S viene confermato fino al 2031 ma con aliquota al 10% a partire dal 1° gennaio 2023; parimenti ridotte le intensità agevolative del credito d’imposta beni strumentali materiali 4.0 tra il 1° gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2025 (con proroga eventuale condizionata al 30 giugno 2026). Viene riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 40% del costo per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, contro il 50% dell’anno precedente, e del 20% per investimenti oltre i 2,5 milioni e fino al limite di costi completamente ammissibili pari a 10 milioni di euro, contro il 30% previsto per il 2021. Resta immutata l’agevolazione pari al 10% del costo per investimenti tra i 10 e i 20 milioni di euro.
Poco coordinati gli interventi volti a garantire la liquidità delle PMI italiane. Viene prevista l’estensione fino a giugno delle linee agevolative emergenziali a valere sul Fondo di garanzia per le PMI e la revisione della disciplina del microcredito, grazie alla rimozione dei limiti soggettivi ed all’incremento dei massimali. Con specifico riferimento a start-up e PMI innovative, viene introdotta la possibilità per il Fondo Venture Capital – recentemente rifinanziato con una dotazione di 2 miliardi – di effettuare investimenti nel capitale sociale delle stesse.
In chiaro-scuro i provvedimenti sull’internazionalizzazione delle imprese: la Manovra conferma uno stanziamento di 1,5 miliardi annui fino al 2026 a valere sulle linee agevolative di SACE-SIMEST; non ancora chiari, tuttavia, i criteri premianti per poter accedere alla quota di contributo a fondo perduto del 10% che sarà prevista per i prossimi sportelli.
In conclusione, l’impianto dispersivo della Manovra ha mantenuto numerose misure diversificate ed in molti casi sotto finanziate – su tutti i crediti di imposta per le attività di ricerca e sviluppo ed innovazione 4.0 – mentre alcuni settori, forse meno strategici per la crescita del Paese, sono stati particolarmente favoriti.
A titolo esemplificativo, l’Italia è l’unico Paese europeo ad aver destinato ingenti risorse – oltre 33 miliardi di euro totali tra PNRR e bilancio nazionale – al solo Superbonus 110%, nonostante i rilievi negativi avanzati dagli organi di controllo nazionale.
Il quadro di incertezza è stato aggravato dagli interventi plurimi, ravvicinati e contraddittori che hanno interessato il nuovo Patent Box e la disciplina della cessione dei crediti d’imposta edilizi (prima estesa a livello temporale dalla Manovra ed in seguito fortemente compressa dal Decreto Sostegni-ter approvato il 27 gennaio 2022).
In entrambi i casi, infatti, il Legislatore non si è limitato a prevedere l’entrata in vigore di norme contrarie ai principio della chiarezza delle norme e della tutela del legittimo affidamento – previsti dallo Statuto dei Diritti del Contribuente – ma ha anche imposto regimi transitori estremamente circoscritti, per poi cambiare repentinamente orientamento: è sostanzialmente inutile aggiungere che tali comportamenti hanno effetti estremamente negativi sulla propensione agli investimenti, con gravi ripercussioni all’intera economia nazionale.
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