Il settore Moda in Italia: il Nuovo Patent Box per la tutela della proprietà industriale
Il settore moda è il fiore all’occhiello dell’economia nostrana. Il made in Italy, infatti, è universalmente riconosciuto come sinonimo di qualità ed eccellenza manifatturiera, specialmente per quanto riguarda il lusso e l’alta moda.
All’interno del c.d. “Brand Italia”, stimato a fine 2022 oltre i 1.800 miliardi di euro, l’industria del fashion macina numeri che si aggirano attorno allo 0,2% del PIL nazionale.
Secondo gli ultimi Nation Economics Trend, rilasciati dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, il 2022 si è chiuso in netto rialzo per tutto il comparto, sia rispetto ai precedenti anni, negativamente influenzati dalla crisi pandemica, sia in confronto alle più ottimistiche previsioni (+18% di fatturato rispetto al 2021, per un giro di affari complessivo di oltre 98 miliardi di euro).
Si tratta di cifre di tutto rispetto, che hanno ridestato anche un’attenzione particolare del nuovo Governo, manifestatasi con la nascita del Ministero delle imprese e del made in Italy.
Tuttavia, l’intero settore rimane zavorrato dal peso della contraffazione, fenomeno che, data la sua pervasività nell’intero comparto, è stato attenzionato a livello governativo nelle sue diverse sfaccettature.
Non a caso, la Direzione Generale per la Tutela della Proprietà Industriale-UIBM del Ministero dello Sviluppo Economico ha affidato al Censis uno studio sulle dimensioni, l’andamento e le fattispecie presenti sul mercato del falso. Da questa indagine sono emersi dati allarmanti:
- il settore moda risulta essere uno dei più colpiti dal fenomeno della contraffazione. Si sono registrati nel 2021 oltre 4.000 sequestri in capi di abbigliamento (circa 3 milioni di articoli, un numero raddoppiato rispetto al 2020);
- l’acquisto di prodotti contraffatti coinvolge 8 milioni di famiglie, pari al 31,2% del totale.
La contraffazione nel settore moda: un problema sempre più forte e diffuso
Il problema della contraffazione, e della sua incidenza su di un settore particolarmente importante per l’economia nazionale, è stato ulteriormente acuito dall’incidenza dell’e-commerce durante la crisi pandemica.
Ad oggi, il fenomeno della contraffazione non coinvolge più tanto piccoli centri di commercio al dettaglio, ma si infiltra nelle grandi catene di distribuzione messe a disposizione da internet, quali piattaforme di marketplace, siti web, o social network.
In alcuni specifici casi, è stata addirittura evidenziata la presenza di piattaforme apertamente dedicate alla vendita di prodotti realizzati in violazione di marchi o di disegni e modelli giuridicamente tutelati.
Tuttavia, salvo alcune lodevoli eccezioni, davanti a un fenomeno così esteso l’intervento attivo dei principali player del mercato rimane ancora molto limitato e poco incisivo. Emerge, infatti, una certa reticenza delle aziende del settore Moda e Design a tutelare con strumenti giuridici opportuni, oltre che al prodotto finale, anche modelli e disegni preparatori.
Ciò accade per diverse ragioni, tra cui:
- l’alta complessità normativa in materia proprietà industriale, che necessità il coinvolgimento di più professionisti specializzati sia in ambito tecnico, che giuridico…
- con conseguente lievitazione de costi per l’ottenimento di privative industriali che, solitamente, dimostrano…
- una scarsa efficacia di tutela, in quanto richiedono ulteriori costi per una effettiva applicazione (es. attività di prevenzione della contraffazione e gestione dei contenziosi finalizzati a tutelare i diritti medesimi).
- A tutto ciò si aggiungono eventuali limitazioni d’azione, derivanti dai contratti stipulati con stilisti, designer o altri fornitori.
In altri termini, si presenta un vero e proprio gap in termini di costi/benefici, che porta molte imprese a ritenere più conveniente assorbire il danno derivante dalla commercializzazione di falsi, piuttosto che adottare soluzioni di tutela della proprietà industriale. Per comprendere l’entità di un efficace piano di contrasto a fenomeni abusivi, si consideri che solo Amazon ha stanziato, per il 2021, un budget di circa 900 milioni di dollari e una forza lavoro di circa 12.000 addetti (numeri quadruplicati rispetto al 2017).
La risposta legislativa: il Nuovo Patent Box
Nella consapevolezza di questo fenomeno, il Legislatore è intervenuto anche attraverso un sistema di incentivi volti a potenziare l’utilizzo e la tutela della proprietà industriale. Tra questi strumenti si annovera, e merita di essere citato per la sua importanza, il c.d. Nuovo Patent Box.
Questo sofisticato strumento, così come da ultimo ridisegnato dal D.L. 21 ottobre 2021, n. 146, si sostanzia in una maxideduzione del 110% delle spese sostenute per la creazione, il mantenimento e la tutela della proprietà industriale in azienda.
In particolare, la maxideduzione coinvolge i costi sostenuti dall’impresa a partire dalle attività di ricerca e sviluppo effettuate per la realizzazione di nuovi beni immateriali tutelati o tutelabili, fino alle attività necessarie per la conservazione del diritto del loro di sfruttamento economico.
Per le aziende del settore moda e design diventa particolarmente interessante la possibilità di agevolare le spese sostenute per attività di design e innovazione estetica che hanno portato alla realizzazione di disegni o modelli giuridicamente tutelati, nonché le spese necessarie per il loro mantenimento e la loro tutela giuridica.
Nel dettaglio, le spese ammesse all’agevolazione ricomprendono:
- spese per il personale, coinvolto in attività di design e ideazione estetica del modello o del disegno;
- quote di ammortamento e altre spese relative ai beni mobili strumentali, utilizzati per la creazione e realizzazione di disegni e modelli;
- spese per consulenza e per materiali destinati alla realizzazione di disegni e modelli;
- spese connesse al mantenimento dei diritti su beni immateriali agevolati (es. attività di prevenzione della contraffazione e gestione dei contenziosi finalizzati a tutelare i diritti medesimi).
A ciò si aggiungono due elementi di potenziamento dello strumento: il meccanismo di recapture e la cumulabilità con il credito d’imposta R&D.
Per comprendere il meccanismo di recapture è opportuno considerare che i costi ammessi alla maxideduzione sono quelli che, per competenza fiscale, ricadono nell’anno di ottenimento della registrazione del modello, oppure, in caso di modelli o disegni non registrati, o di disegni industriali tutelati dalla Legge sul diritto d’autore, nell’anno di prima divulgazione al pubblico.
Ebbene, con riferimento ai disegni o modelli registrati, sarà possibile ammettere alla maxideduzione anche i costi sostenuti per attività di design e ideazione estetica sostenuti nei precedenti periodi di imposta, e ciò fino all’ottavo anno fiscale antecedente l’ottenimento della privativa.
Non solo, una volta attivato il meccanismo di recapture, alla lista delle spese ammissibili all’agevolazione si aggiungono i costi sostenuti per l’ottenimento della privativa.
Con riferimento al rapporto tra l’agevolazione de quo e il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo – nonché per attività di design e innovazione estetica – previsto dalla L. 160/2019 e s.m.i., si è assistito ad un interessante revirement del Legislatore.
Il comma 9 dell’art. 6 del DL 146/2021, che escludeva espressamente il cumulo tra le due misure, infatti, è stato abrogato a distanza di soli due mesi dalla L. 234/2021.
In effetti, il Legislatore ha risolto prontamente quella che si presentava come la maggiore criticità dell’istituto. Tra le due misure, infatti, le imprese avrebbero preferito puntare sul credito d’imposta di cui alla L.160/2019, ben più rodato e di facile gestione, quand’anche potenzialmente meno incentivante del Nuovo Patent Box.
Tuttavia, evitato un naufragio in partenza, ad oggi, il regime fiscale del Nuovo Patent Box fatica ancora a prendere piede, specie in quei settori, come quello del fashion, per i quali sembrerebbe realizzato su misura. Ciò, probabilmente, a causa di una particolare pervasività delle attività di compliance necessarie per l’accesso alla misura, le quali richiedono il supporto di figure professionali specializzate, non facilmente reperibili sul mercato.
Ciononostante, il Nuovo Patent Box si attesta come uno degli strumenti fiscali più vantaggiosi per quelle imprese il cui core business si basa sulla creazione costante di nuova proprietà industriale, come nel settore del tessile e moda, creando un vantaggioso connubio tra incentivi alle attività di ideazione, creazione e design e incentivi per la tutela – anche giuridica – dell’originalità e paternità del prodotto realizzato.
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