Global Sourcing Director di Comer Industries: “Nel Procurement la consulenza diventa quasi indispensabile”
Riuscire a coniugare consigli sempre validi a strategie in grado di affrontare le nuove sfide di un panorama in continuo cambiamento non è per niente facile, ma la lunga e fruttuosa esperienza di Stefano Rizzo in aziende di alto rilievo lo ha fatto diventare un grande esperto di tematiche relative al mondo del Procurement.
Già autore di diverse pubblicazioni, che ha firmato con altri professionisti (“La gestione degli acquisti” e “Vincere negli acquisti” entrambi pubblicati da Hoepli), sta ora lavorando ad un importante progetto – sempre in tema Procurement – con Franco Angeli.
Quali sono state le tappe fondamentali della sua carriera?
Tre sono le tappe fondamentali della mia vita professionale: la formazione (liceale e universitaria), il successivo periodo, quasi un decennio per la verità, in cui ho lavorato come tecnico e progettista e, in ultimo, la mia decisione di “passare” agli Acquisti che ha rappresentato in effetti una vera svolta. Non posso non legare la mia carriera al mio percorso formativo. Il Politecnico di Milano è stata una scuola straordinaria che mi ha formato tecnicamente e mi ha dato quella flessibilità mentale che mi ha permesso di affrontare cose tra loro molto diverse nel corso della mia esperienza professionale, flessibilità che rappresenta un requisito indispensabile per un manager degli acquisti che lavori in aziende con un DNA e un prodotto tecnologico e tecnico.
Il completamento di queste competenze è stato un MBA, che ho conseguito presso la Bologna Business School (all’epoca Alma Graduate School). Come ho accennato, ho iniziato infatti la mia carriera come progettista per poi occuparmi di acquisti tecnici e infine di acquisti in senso più ampio e completo, in settori diversi quali la meccanica, la meccatronica fino al fashion, ovviamente occupandomi sia dei materiali diretti sia di quelli indiretti. Ho sempre ricoperto ruoli di responsabilità, fin da quando, giovane ingegnere, progettavo seggiovie e questo mi ha consentito di esercitare l’attenzione al dettaglio, la cura delle cose, l’”accountability”, il “commitment”, senza mai perdere di vista la visione d’insieme, ovviamente.
Quali sono le virtù che si riconosce nel ruolo che svolge e quali i lati del suo carattere che vorrebbe migliorare?
La caratteristiche personali indispensabili nel ruolo che occupo sono senz’altro la capacità di avere sempre chiaro l’obiettivo, la determinazione per raggiungerlo e l’attitudine a trasmetterlo al team. Quindi essere efficaci nella comunicazione, ovvero essere chiari e sintetici, è indispensabile. Completano il profilo, a mio avviso, la capacità organizzativa, la velocità e l’abilità a giocare d’anticipo. Ci sono certamente aspetti del mio carattere che sono migliorabili, ma afferiscono più alla “sfera privata”.
Come coniuga lavoro e vita privata? Potrebbe descriverci un suo giorno lavorativo tipo e un momento di relax?
La professione assorbe molte delle mie energie. Amo molto il mio lavoro, lo faccio con grande passione, e direi anche divertendomi. Vivo lontano dalla mia famiglia durante la settimana per cui da lunedì a venerdì (ma direi anche durante il week-end) non stacco mai la spina. Rimango connesso sempre, in effetti, avendo colleghi sia in Asia che in America, ma questo è il bello di esercitare una professione “globale”. Il poco tempo libero che ho lo dedico alla famiglia, allo sport (trekking, mountain-bike, palestra), alla musica (ascoltata e suonata) e alla motocicletta, quest’ultima è un amore recente ma che mi sta coinvolgendo parecchio. Tra il lavoro e il relax ho inserito anche la passione per la scrittura. Sono arrivato al mio terzo libro; niente di artistico, in realtà, solo manuali di management “pensati per” e “dedicati a” chi fa il mio mestiere.
Ci racconti uno dei suoi successi nei vari momenti: dalla sfida alle difficoltà, dal momento in cui ha temuto di non farcela al raggiungimento dell’obiettivo.
La chiave del successo è non smettere mai di crederci, fino in fondo. Alla base ci deve essere la competenza e un po’ di fortuna. Potrei citare diverse situazioni nelle quali mi è in effetti capitato di avere qualche difficoltà e per il tipo di problema da risolvere e per le condizioni in cui ti trovi a risolverlo. Tuttavia quello è il momento in cui devi raccogliere gli elementi che hai in mano e con freddezza individuare le possibili soluzioni disponibili (ce ne è più di una, di solito); vai poi a scegliere quelle con rendimento più alto e che ti risolvono o quantomeno mitigano il problema.
Qual è il suo rapporto coi social network? Li usa per informarsi? Utilizza LinkedIn? Trova che sia uno strumento utile per il suo lavoro oppure pensa che la quantità di inviti e di messaggi rischia di diventare invasiva?
Uso i social network esclusivamente per fini professionali, cercando di tenere off-line la mia vita privata. Non amo pubblicare informazioni su di me che non abbiano a che fare con il mio lavoro a meno che, come in questo caso, non ci sia un piccolo progetto dietro .
Parlando di sviluppo e trasformazione aziendale pensa che il settore Procurement possa e debba diventare più strategico?
Il Procurement, ritengo, ha avuto un’evoluzione straordinaria, in coerenza con tutto quello che è avvenuto nel mondo e che ha avuto un effetto inimmaginabile sul sistema economico mondiale. Non penso ci fermeremo qui. Gli equilibri geopolitici stanno cambiando molto rapidamente, ci sono molti elementi di instabilità. La situazione attuale è quasi senza precedenti dall’ultimo Dopoguerra e questo avrà effetti importanti sugli scambi commerciali. Accanto a ciò lo sviluppo tecnologico ha imposto un ritmo e una velocità che richiede un continuo adeguamento nel modo di gestire il business e gli acquisti in particolare, senza parlare poi del tema della gestione del rischio nel procurement che sta diventando sempre più attuale in ogni settore.
Ritiene che un approccio risk-based alle attività di sourcing, qualifica e Supplier Relationship Management (SRM) rappresenti un elemento differenziante per le aziende? Qual è la sua percezione circa il grado di maturità dei programmi di risk management all’interno del suo settore?
Per quanto appena detto penso sia indispensabile oggigiorno strutturarsi per gestire con consapevolezza il rischio. Non farlo è come essere seduti su una polveriera senza saperlo. Ogni settore ha rischi specifici, che vanno valutati caso per caso, settore per settore. Ci sono poi le minacce comuni su cui esiste un’ampia letteratura in merito alla relativa mitigazione e gestione.
Quali sono secondo lei i settori in cui le aziende dovranno svilupparsi domani? Quali quindi saranno le principali sfide che dovranno essere superate?
Oggi la parola d’ordine è Industry 4.0, ovvero una nuova rivoluzione industriale che implica una interazione intelligente biunivoca e continua tra macchina e uomo. Questo ha e avrà molti impatti nelle aziende e nella società. Oltre all’agilità industriale che tale rivoluzione impone, esiste un aspetto sociale profondo che è quello della formazione e delle competenze che diventa determinante anche in ruoli molto operativi. È un compito questo che non può essere demandato alle sole aziende, ritengo, ma coinvolge anche la scuola e l’università.
Cosa pensa del mondo della consulenza? È una scelta corretta avvalersene in momenti particolari della vita di un’azienda?
La consulenza dà frutti se ben guidata dal Cliente. Limitandomi al solo Procurement, se ci riferiamo a quella specialistica, diventa quasi indispensabile; si pensi, ad esempio, a un Responsabile Acquisti che deve preparare un contratto importante senza avere a disposizione un Ufficio Legale interno. Una volta definito il contenuto del contratto si entra in tecnicismi spesso molto sofisticati dove la competenza esterna è imprescindibile. Nell’ambito di una consulenza strategica e/o organizzativa, l’interazione con la società esterna diventa molto più forte e una corretta leadership interna si rivela la chiave di volta per un risultato fruttuoso. Similmente per tutti quei progetti che hanno come obiettivo l’introduzione o il miglioramento di strumenti operativi: il rischio è quello di spendere tempo e denaro per un oggetto che verrà utilizzato male o, nella peggiore delle ipotesi, totalmente ignorato.
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