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Piano Transizione 4.0: la mappa delle scadenze

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In attesa dell’insediamento del nuovo esecutivo e dell’apertura della sessione parlamentare dedicata alla manovra di bilancio, il 31 dicembre 2022 rappresenta lo spartiacque per molti incentivi comunemente utilizzati dalle imprese italiane.

A partire dal 1° gennaio 2023 – a meno di nuovi e ulteriori interventi in manovra – andranno a decadere le maggiorazioni di aliquote previste dal PNRR con particolare riferimento agli investimenti in beni strumentali materiali e immateriali 4.0, nonché nelle attività di ricerca & sviluppo, innovazione, design e ideazione estetica, mentre altre agevolazioni non saranno più disponibili alle imprese, neppure ad aliquote più ridotte.

Alla luce di tutto ciò, l’ultimo quadrimestre dell’anno in corso potrebbe risultare l’ultima possibilità per le imprese italiane per programmare i propri investimenti, potendo contare su un quadro normativo stabile.

Andiamo nel dettaglio, soffermando la nostra attenzione prima sulle scadenze dei beni strumentali, in seguito sulle altre agevolazioni e in conclusione sugli incentivi che potrebbero essere de facto abrogati dal 1° gennaio 2023.

I crediti d’imposta con aliquote in scadenza al 31 dicembre 2022

Credito d’imposta Beni Strumentali ordinari

La Legge 30 dicembre 2021 n. 234 aveva confermato il credito d’imposta sui beni strumentali ordinari fino al 31  dicembre 2022. Al momento, l’aliquota del 6% è confermata fino a tale data e lo stesso vale per il limite di investimento di 2 milioni di euro per i beni materiali e di 1 milione per i beni immateriali.

Resta, tuttavia, la possibilità di usufruire di una ultima proroga semestrale fino al 30 giugno 2023, al ricorrere di tutte le seguenti condizioni:

  • ordine accettato entro la data del 31 dicembre 2022;
  • pagamento di un acconto in misura pari al 20% del costo di acquisizione entro la predetta data;
  • consegna entro il 30 giugno 2023.

Crediti d’imposta Beni Strumentali 4.0

Situazione parzialmente diversa vige per i crediti d’imposta in vigore sui beni strumentali materiali e immateriali 4.0. In questi casi, infatti, resta possibile usufruire delle agevolazioni, sebbene con intensità agevolative (aliquote e massimali) significativamente inferiori.

Per il triennio 2023-2025 infatti gli incentivi previsti dal piano Transizione 4.0 sono stati rinnovati (a carico delle finanze dello Stato) solo parzialmente e con aliquote dimezzate. Dal 1° gennaio 2023, infatti, la misura del credito di imposta è fissata nei seguenti termini:

  • beni strumentali materiali tecnologicamente avanzati:
    • 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
    • 10% per la quota di investimenti compresa tra 2,5 milioni di euro e 10 milioni di euro;
    • 5% per la quota di investimenti compresa tra 10 milioni di euro ed il limite massimo di 20 milioni di euro.
  • beni strumentali immateriali 4.0: 20% del costo fino al limite massimo di 1 milione di euro.

La scadenza del 31 dicembre 2022 risulta particolarmente punitiva nei confronti degli investimenti in beni strumentali immateriali 4.0, dal momento che il Decreto Aiuti aveva provveduto a incrementare l’aliquota al 50% per tutti gli investimenti effettuati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022.

Anche in questi casi, tuttavia, resta possibile usufruire di una proroga semestrale fino al 30 giugno 2023 – alle medesime condizioni previste per gli investimenti sui beni ordinari. In altri termini, l’estensione delle aliquote più favorevoli è concessa se l’impresa accetta l’ordine e paga un acconto pari al 20% del costo totale entro il 31 dicembre e la consegna avviene entro il 30 giugno 2023.

Credito d’imposta Ricerca & Sviluppo, Innovazione Tecnologica e Design

Allo stesso modo, le attività di ricerca e sviluppo beneficeranno dell’aliquota attuale del 20% – con massimale fissato a 4 milioni di euro – fino a fine anno, mentre dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2031 l’aliquota sarà ridotta al 10%, a fronte di un aumento del tetto massimo degli investimenti a 5 milioni annui.

Limitatamente alle attività di innovazione tecnologica, design & ideazione estetica, il credito viene riconosciuto fino al 31 dicembre 2023 in misura pari al 10% ed entro il limite massimo annuale di 2 milioni di euro. Parimenti dal 1° gennaio 2023 l’aliquota speciale in caso di attività di innovazione tecnologica con finalità di transizione ecologica o digitale 4.0 è ridotta al 10% a fronte, però, di un limite massimo annuale di 4 milioni di euro.

Credito d’imposta Mezzogiorno

Salvo nuove proroghe, il 31 dicembre segna la data finale per le aliquote maggiorate speciali per il Mezzogiorno introdotte dall’art. 244 del Decreto Rilancio e prorogate dall’ultima Legge di bilancio con riferimento agli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo afferenti strutture produttive ubicate nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Abruzzo e Molise:

  • grandi imprese – 25%
  • medie imprese – 35%
  • piccole imprese – 45%

Le agevolazioni non prorogate al 2023

Per concludere la nostra analisi, è opportuno analizzare le agevolazioni che, al momento, non saranno oggetto di rinnovo oltre il 1° gennaio 2023 – salvo specifici interventi in tal senso nella manovra di bilancio – e che non consentono neppure la possibilità di una proroga semestrale condizionata, come nel caso degli investimenti nei beni strumentali ordinari.

Questo è il caso del credito d’imposta formazione 4.0 e del credito d’imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno e nelle ZES (Zone Economiche Speciali), che sono stati oggetto di recenti novità introdotte proprio nell’anno in corso.

Con specifico riferimento alla formazione 4.0, il Decreto Aiuti ha incrementato le intensità agevolative fino al 70% per le spese di formazione sostenute dalle piccole imprese e al 50% dalle medie imprese. Le novità dovrebbero entrare in vigore con l’approvazione di decreto ministeriale contenente le ultime precisazione a livello di modelli documentali. Tuttavia, il condizionale è d’obbligo, stante la scadenza finale del 31 dicembre 2022 e la difficoltà dei ministeri ad attuare le disposizioni normative.

A livello di credito d’imposta investimenti nel Mezzogiorno e nelle ZES si segnala, in particolare, il completamento delle procedure di attivazione per tutte le 8 Zone Economiche Speciali previste, con i relativi confini, nonché l’estensione del credito d’imposta all’acquisto di terreni e all’acquisizione, realizzazione o ampliamento di immobili strumentali.

Anche questa facoltà, tuttavia, prevista per le sole aree ricomprese nelle ZES, richiede necessariamente un provvedimento espresso di proroga, che vada a modificare le scadenze temporali fissate nella Manovra di bilancio 2021.

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