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Giornata Internazionale delle Donne: intervista a Katiuscia Terrazzani, Managing Director di Ayming Italia

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News e Press
Marzo 8, 2021

Katiuscia Terrazzani

Managing Director - Ayming Italia

Ayming è un’azienda a forte prevalenza femminile: qual è il tasso di presenza maschile e femminile?

Per rispondere a questa domanda direi innanzitutto che questa forte presenza femminile non è ricercata o voluta. Nel tempo, la costante del tasso di presenza femminile si attesta al 70%. Questa prevalenza è un’eredità che ho raccolto: un’eredità molto bella perché ritengo che la nostra quota femminile sia fonte di grande ricchezza in termini di competenze soft all’interno team.

Mi piace sempre molto sottolineare che c’è una presenza femminile soprattutto in posizioni di Management. In Ayming l’ExCom, cioè il nostro comitato esecutivo che prende le decisioni a livello Italia in coordinamento con la Corporate, è composto dalle funzioni di Direzione chiave: Sales&Marketing, Finance, HR, Consulting/delivery e da me, Managing Director. Siamo in tutto quattro donne e un uomo. Anche qui, la scelta non è stata voluta ma è puramente legata alle capacità e ai ruoli di responsabilità delle singole persone. Per cui, questa composizione dell’ExCom ancora una volta conferma quanto la preponderanza femminile sia innanzitutto molto naturale e, per me, assolutamente positiva.

La forte presenza femminile in Ayming è molto apprezzata e parlerei non tanto di “donne” e “uomini” ma quanto di approccio al femminile e approccio al maschile. Parliamo di soft skills differenti, quindi di tutti quegli elementi che concorrono nell’aspetto relazionale, nell’empatia, nel mettersi nei panni dell’altro, nella comprensione: soft skills che appartengono tendenzialmente ad un profilo più femminile.

Secondo te, perché un’azienda ha bisogno delle donne?

Senza nulla togliere ovviamente all’approccio maschile, che è molto più diretto e più asciutto, ovvero va direttamente all’obiettivo e al risultato, un’azienda ha bisogno delle donne proprio per le soft skills che le caratterizzano. Questo vale soprattutto per quelle realtà aziendali dove, per avere successo in termini di leadership, è necessario un forte aspetto relazionale: qui, è fondamentale la dimensione femminile.

Non si crea leadership senza un adeguato coinvolgimento delle singole persone e senza una corretta comprensione della controparte che si ha di fronte. Credo che l’approccio femminile in questo abbia una forte dinamica e per questo è fondamentale per il successo di un’azienda.

Uomini e donne hanno forma mentis differenti per antonomasia e la collaborazione tra i due non è sempre immediata. Nella tua esperienza lavorativa, quando l’interazione tra queste figure porta del valore aggiunto all’azienda?

Sicuramente l’interazione porta del valore aggiunto quando non c’è contrapposizione.

Ad oggi, in Ayming Italia abbiamo più donne in posizioni manageriali rispetto a uomini. Se in queste situazioni non c’è contrapposizione ma estrema fiducia da entrambe le parti e un dialogo aperto, questo fa sì che la relazione sia di successo.

Ancora una volta ribadisco: la componente maschile, a mio avviso, è fondamentale per creare un equilibrio all’interno di un’azienda. Lavoro benissimo con gli uomini e anzi, posso dirvi di più: sono, nel mio stile di leadership, molto maschile. Sono un ingegnere, sono molto inquadrata e lavoro per obiettivi e in alcuni momenti riconosco di essere molto dura a livello relazionale. Ma allo stesso tempo mi interrogo costantemente su come una mia azione, un mio comportamento o una mia comunicazione possa essere recepita dalla controparte, mettendomi quindi nei panni di chi ho di fronte.

Questo è un esercizio difficile e che richiede un effort molto importante. È difficile perché molte volte crea delle barriere: mettendosi nella controparte, il rischio è di non portare a termine ciò che ci si era prefissati, perché potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno. Per questo serve sempre lucidità: per raggiungere un certo tipo di obiettivo, bisogna fare delle scelte che non necessariamente mettono tutti d’accordo. L’importante è prima di tutto esserne consapevoli e successivamente saper mitigare le conseguenze delle proprie decisioni all’interno dell’azienda.

Questa sinergia tra uomini e donne come è stata raggiunta in Ayming?

In Ayming questa sinergia è nata in maniera molto naturale, ma è importante alimentarla costantemente lavorando sulle proprie soft skills, proprio come appena detto.

Il comitato esecutivo di Ayming Italia è assolutamente concorde su questo, perché è un’attività che aggiunge consapevolezza e aumenta le capacità dell’intero team.

Questo è l’approccio di Ayming nel fare azienda: lavorare costantemente su sé stessi per comprendere come le proprie azioni e decisioni possano influire sugli altri e soprattutto come possano essere recepite.

A livello di direzione aziendale questo approccio funziona ed è ormai diventato naturale. In tutti gli altri livelli non c’è nessuna forzatura nel farlo ma credo che, essendo Ayming caratterizzata da un forte sistema valoriale, tutti abbiano la consapevolezza di essere in un contesto di questo tipo. La decisione finale di attuare o meno questo approccio spetta comunque al singolo individuo.

Quali sono le tappe principali del tuo percorso accademico e professionale che ti hanno portata ad oggi ad essere Managing Director di una multinazionale di business performance consulting?

Per rispondere a questa domanda partirei da lontano, da quando ho scelto di iscrivermi al liceo scientifico perché adoro e ho sempre adorato la matematica e le materie tecniche scientifiche in generale. Però ho voluto aggiungere un ingrediente molto importante, che è quello che poi mi porta ad amare le realtà multinazionali: un percorso linguistico in inglese, francese e tedesco che si è trasformato in una costante della mia vita. Ritengo infatti che la conoscenza linguistica di almeno una lingua o almeno dell’inglese sia oramai obbligatoria nel contesto in cui viviamo.

Dopo il liceo, ho intrapreso un percorso di cinque anni in ingegneria gestionale. È stata una scelta dettata sia dalle mie passioni sia dalla razionalità che mi contraddistingue: ero consapevole che mi avrebbe offerto opportunità lavorative concrete e soprattutto immediate. Ed effettivamente così è stato! Devo dire che ingegneria è stata per me anche una scuola di vita: mi ha dato un’impostazione metodologica molto forte, nonostante le tematiche complesse che hanno richiesto un grandissimo impegno.

Al termine degli studi universitari, ho intrapreso un percorso professionale legato a logistica, supply chain e operations ed è qui che ho iniziato a sviluppare le mie competenze. Il primo grande passaggio è stato in Coca Cola e successivamente in Bosch Rexroth, dove lavoravo nel ramo degli acquisti: un’opportunità che mi ha permesso di viaggiare molto a livello europeo, entrando così in contatto con culture e metodi di lavoro differenti dai nostri. Una dinamica fondamentale, che mi ha formata molto.

A livello professionale sono quindi partita dall’azienda per poi approdare al mondo della consulenza, nel quale ho potuto mettere a frutto le competenze che avevo sviluppato in contesti multinazionali, quindi in

realtà molto complesse che coinvolgono numerosi attori. È proprio la conoscenza delle dinamiche aziendali pregresse che mi ha permesso di instaurare sin da subito un canale diretto con i clienti nelle vesti di consulente, consapevole però di rappresentare per l’azienda un elemento esogeno non indifferente, che poteva creare degli squilibri a livello aziendale.

In consulenza sono inizialmente approdata in BravoSolution, ora Jaggaer, nel settore dell’E-Procurement per poi entrare nel 2008 in Lowendalmasaï, oggi Ayming, per un caso fortuito. Mi era capitato tra le mani un loro dossier di sintesi fantastico, caratterizzato da un approccio consulenziale molto pragmatico ed efficace, e casualmente qualche giorno dopo mi hanno contattata per sapere se fossi disponibile per un colloquio: le casualità rientrano spesso nei percorsi di carriera! Sono quindi approdata in Lowendalmasaï sia grazie ai contenuti che avevo visto, sia per le persone che avevo avuto modo di incontrare, estremamente energetiche e passionali in tutto ciò che facevano, che mi avevano convinta a fare questo salto. Passavo così da una realtà strutturata, molto ampia e ben posizionata a livello europeo, ad una realtà invece più piccola, almeno a livello Italia, con meno di venti dipendenti nella sede italiana che non conoscevo.

Ma il cambio da un’azienda all’altra è sempre fatto dalle persone: credo che chiunque approdi oggi in Ayming Italia faccia una scelta non solo dettata dalla tipologia di azienda ma anche e soprattutto dalle persone che la compongono. In Ayming Italia tutto il team è motivato da una fortissima passione, che ci accomuna e che ci rende una famiglia.

Nel 2018 concorro poi per la posizione di Managing Director di Ayming Italia, un ruolo che non avevo ancora esplorato e che mi affascinava moltissimo. Rappresentava per me una sfida che sono riuscita ad affrontare con grande energia e con la massima positività mettendo assieme tutto il mio bagaglio professionale e personale per raggiungere l’obiettivo.

Da allora, Ayming Italia con me è cambiata tanto. Ho dovuto prendere decisioni difficili che nel tempo hanno portato a risultati brillanti. Ad oggi siamo in positivo sia a livello di numeri sia a livello di organizzazione: in Ayming c’è un commitment, una passione, un sentirsi parte dell’azienda che è fantastico. Tutto questo non dipende ovviamente solo da me: è il team a fare la differenza.

Ciò che caratterizza il successo di Ayming Italia sono delle linee guida ben salde, che avevo delineato nel 2018 quando concorrevo al ruolo che ricopro attualmente: completa trasparenza nelle comunicazioni e assoluta coerenza nelle decisioni, seppur gravi e pesanti, per non creare disallineamento nei diversi rami dell’azienda. Ad oggi sono assolutamente soddisfatta di dove siamo arrivati. Ora parte una seconda fase per Ayming Italia: abbiamo ristrutturato e riorganizzato, adesso dobbiamo consolidare e dare una sferzata ulteriore.

Diamo uno sguardo al futuro: quali sono i tuoi progetti per Ayming? Dove vedi l’azienda tra 10 anni?

Grazie al lavoro che sta svolgendo attualmente il reparto Sales & Marketing stiamo facendo un passo avanti importante a livello di posizionamento di Ayming Italia: puntiamo a posizionarci in maniera chiara, professionale e univoca, oltre che competitiva rispetto alla concorrenza.

Quindi se guardo al futuro vedo un’azienda matura con una dimensionalità e una geografia diversa; un’azienda caratterizzata da una grande attenzione al mercato aziendale italiano, composto da piccole e medie imprese, ma contemporaneamente con un respiro internazionale molto forte. Mi aspetto quindi che in dieci anni Ayming Italia abbia un mix corretto di clienti legati alle PMI italiane, ai quali però si affiancano quei clienti dal calibro internazionale che rendono Ayming la multinazionale che è oggi.

L’obiettivo e la sfida attuale sono quindi quelli di posizionarci come un’azienda di consulenza che può dialogare con il piccolo imprenditore così come con l’azienda che rientra in un network internazionale importante. Mi auguro poi che chi deciderà di rivolgersi ad Ayming Italia possa essere consapevole del sistema valoriale molto forte che ci contraddistingue e dell’attenzione sempre maggiore che riserviamo ai concetti di business sostenibile.

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