In questo episodio de “I podcast di Ayming” approfondiamo la situazione attuale del settore produttivo del nostro Paese, partendo dagli effetti che la l’Industria 4.0 ha avuto sul comparto manifatturiero in Italia e passando per le agevolazioni a disposizione per le imprese che vogliono investire sulla digitalizzazione del processo produttivo. Infine, uno sguardo verso il futuro imminente, con un piccolo focus su Industria 5.0.
L’Industria 4.0 in Italia
Il temine Industria 4.0 sembra che faccia parte del nostro vocabolario da sempre. In realtà, ha una storia abbastanza recente, considerando che è stato usato per la prima volta nel 2011. Il termine Industria 4.0, o quarta rivoluzione industriale, è stato coniato dal Governo tedesco per indicare un piano di investimenti su infrastrutture, sistemi energetici, enti di ricerca e aziende per ammodernare il sistema produttivo nazionale in ottica digitale.
In Italia, il Piano Nazionale Industria 4.0 è stato varato 7 anni fa, nel 2016, con lo scopo di creare un ambiente favorevole per le imprese italiane, che sono il motore della crescita e dello sviluppo economico, contribuendo alla stabilità finanziaria, economica e sociale del nostro Paese.
In questi 7 anni il Piano ha subito moltissimi cambiamenti fino ad arrivare al PNRR con una componente dedicata nella prima missione: “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo”.
Il Piano Industria 4.0
Secondo i dati rilasciati dal Gruppo Statistiche di Federmacchine, il Piano Industria 4.0 ha dato un fortissimo impulso all’ammodernamento dei macchinari delle imprese nazionali, arrivando a una media di 28 miliardi di euro all’anno per il biennio 2020-2022.
Ma il Piano Nazionale Industria 4.0 ha anche creato un impressionante circolo virtuoso, perché circa i due terzi dell’impiego nazionale di nuove macchine è costituito da consegne interne dei produttori italiani.
L’Industria 4.0 generato un beneficio non solo per le imprese acquirenti, che hanno aumentato la capacità produttiva, ma anche ampliato esponenzialmente il mercato delle aziende produttrici di macchinari, generando una crescita più alta dei grandi colossi come la Germania e la Francia.
Le imprese produttrici di macchinari hanno potuto beneficiare a propria volta delle agevolazioni del Piano, tornando dunque ad essere un settore produttivo di primo livello.
Un’impresa su tre dichiara un aumento della velocità di produzione e quindi della competitività grazie agli investimenti in tecnologie 4.0.
In più, il 43% delle imprese che hanno implementato l’Internet of Things prevede di superare quest’anno i livelli produttivi pre-Covid, contro il 24% delle imprese che non hanno seguito questa strategia.
Agevolazioni del Piano Transizione 4.0
L’attuale Piano transizione 4.0 prevede delle agevolazioni per le imprese che scelgono di investire in macchinari e software 4.0.
Allo stato attuale, per gli investimenti in beni strumentali materiali nuovi inseriti nell’allegato A della L. 232/2016, che identifica le caratteristiche che un macchinario deve avere per essere considerato 4.0, le imprese possono beneficiare di un credito d’imposta da poter usare in compensazione con tributi e contributi nel modello F24.
Il credito d’imposta è suddiviso in 3 scaglioni che si basano sul valore del bene che corrispondono a 3 aliquote differenti.
Gli investimenti effettuati tra il 1 gennaio 2023 e il 31 dicembre 2025 posso beneficiare di:
• 20% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro;
• 10% del costo per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino a 10 milioni di euro;
• 5% del costo, per la quota di investimenti oltre i 10 milioni di euro e fino al limite massimo di costi complessivamente ammissibili pari a 20 milioni di euro.
Come abbiamo detto in precedenza, anche i software 4.0 beneficiano di agevolazioni. Anche in questo caso si tratta di un credito d’imposta con lo stesso funzionamento di quello per i macchinari. L’unica differenza è l’intensità agevolativa.
L’aliquota è unica ed è pari al 20% e si applica ai software 4.0 acquistati nell’anno 2023, con un limite massimo di costi ammissibili di 1 milione di euro.
Uno sguardo ad Industria 5.0
Industria 5.0 è un concetto introdotto dall’Unione Europea 2 anni fa, nel gennaio del 2021, con il documento “Industria 5.0 – il cammino per un’industria sostenibile, resiliente e human-centric”. Questa pubblicazione getta le prime basi per la quinta rivoluzione industriale che, come dice il titolo, vedrà come temi principali la sostenibilità e la tecnologia che deve essere impiegata per adattare il processo di produzione alle esigenze del lavoratore.
La quinta rivoluzione industriale è, di fatto, già iniziata. Le industrie devono adattarsi, evolversi e abbracciare la transizione verde e digitale per continuare ad essere competitivi. L’economia circolare e l’efficienza energetica sono i pilastri di questa rivoluzione green.
È una transizione che, per il momento, sta toccando principalmente le grandi aziende ma che nel giro di 3 o 4 anni dovrà obbligatoriamente essere sposata anche dalle PMI per rimanere competitive e, soprattutto, per potersi interfacciare con gli istituti di credito e partecipare a gare pubbliche o a bandi.
In definitiva, possiamo dire che l’Industria 4.0 ha al centro la digitalizzazione e la creazione di fabbriche intelligenti e la comunicazione grazie anche allo sviluppo dell’Internet of Things.
L’Industria 5.0 si spinge oltre, andando a creare una collaborazione tra i macchinari sempre più potenti e la creatività dell’uomo, stando attenti ad intraprendere una produzione che rispetti l’ambiente e sia sostenibile.
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