Quali sono le novità della Missione 1 del PNRR e quali misure introduce? Ce ne parla Chiara Galletta, Senior Consultant di Ayming specializzata in Innovazione e finanza agevolata.
Concretamente, cosa prevede?
Possiamo partire dicendo che è la missione fondamentale, perché impatta in maniera trasversale anche sulle altre 5.
Consideriamo che, secondo il Digital Economy and Society Index, l’Italia si posiziona oggi al 25esimo posto in Europa per livello di digitalizzazione. Le cause principali di questo gap sono la limitata diffusione di competenze digitali, e la bassa adozione di tecnologie avanzate, come ad esempio le tecnologie cloud.
Sappiamo che le PMI costituiscono la maggior parte del nostro tessuto produttivo. È stato proprio lo scarso livello di investimenti in digitalizzazione e innovazione delle piccole e medie imprese, a rallentare la crescita italiana degli ultimi 20 anni.
Quali sono le diverse componenti e le misure previste?
La missione 1 è composta da un insieme articolato di interventi che vedono coinvolte sia Pubblica Amministrazione, che il sistema produttivo, ma anche turismo e cultura.
All’interno di questa missione troviamo 3 componenti: la prima, ha l’obiettivo di trasformare radicalmente la Pubblica Amministrazione grazie ad una strategia totalmente focalizzata sulla digitalizzazione.
La Componente 2 della Missione, si concentra sul sistema produttivo italiano andando a promuoverne la digitalizzazione e l’innovazione.
La terza e ultima componente punta allo sviluppo e al rilancio di due settori particolarmente colpiti dalla crisi economica: la cultura e il turismo.
Come saranno stanziate le risorse per fornire nuovo impulso alla transizione digitale e al tasso d’innovazione?
Il piano punta a rafforzare e potenziare gli incentivi fiscali già in corso con il piano Transizione 4.0, supportando gli investimenti in tecnologie all’avanguardia, ma anche favorendo attività di ricerca, sviluppo e innovazione, privilegiando soprattutto le PMI e le imprese del Sud.
Chiaramente, queste politiche devono essere accompagnate dallo sviluppo di un’infrastruttura di reti fisse e mobili ad altissima capacità, per consentire alle imprese di usufruire di diverse “tecnologie 4.0”.
Grazie a questa nuova rete di infrastrutture, le imprese riusciranno ad aumentare produttività ed efficienza, contribuendo all’aumento di competitività e sostenibilità delle filiere produttive in cui queste sono integrate, con ricadute positive sull’occupazione.
Quali sono gli interventi specifici previsti dal piano Transizione 4.0?
Parliamo principalmente di crediti d’imposta a disposizione delle imprese che investono in: beni strumentali, ricerca, sviluppo e innovazione e in attività di formazione alla digitalizzazione e di sviluppo delle competenze correlate.
Per beni strumentali intendiamo sia i beni materiali e immateriali cosiddetti 4.0, cioè direttamente connessi alla trasformazione digitale dei processi produttivi, sia i beni di natura diversa, ma comunque strumentali all’attività dell’impresa.
Si prevede che, nell’arco del triennio 2020-2022, il credito di imposta per beni materiali e immateriali 4.0 venga utilizzato da circa 15 mila imprese ogni anno e quello per ricerca, sviluppo e innovazione da circa 10 mila imprese ogni anno. Basandoci su questi dati direi che ci sono buona probabilità che queste misure vengano confermate anche dopo il 2022.
Quali sono gli interventi previsti per la crescita delle competenze digitali?
Oltre al credito d’imposta per la Formazione 4.0, nel piano sono state inserite ulteriori misure per incentivare la crescita di competenze digitali finalizzate alla riqualificazione manageriale nelle PMI. Inoltre, sono stati predisposti nel PNRR programmi di training ad hoc per i lavoratori in cassa integrazione, per favorire l’upskilling digitale. Questi training sono incentivati dal taglio temporaneo del cuneo fiscale per imprese e lavoratori.
Quali misure sono previste per sostenere la crescita delle piccole e medie imprese italiane?
È previsto un ampliamento delle risorse finanziarie per lo sviluppo della competitività soprattutto nei mercati internazionali delle piccole e medie imprese, tramite il Fondo gestito da SIMEST che eroga contributi e prestiti agevolati alle imprese italiane che operano nei mercati esteri. Nello specifico, sono stati stanziati 1.6 miliardi di euro.
Quali tipi di progetti sono finanziabili?
Sono finanziabili una vasta tipologia di progetti necessari alle imprese per poter affacciarsi ai mercati UE ed extra UE o rafforzarne la loro presenza. Parliamo di progetti relativi a studi di fattibilità, partecipazioni a fiere internazionali, servizi di consulenza da parte di personale specializzato sui temi legati all’internazionalizzazione e all’e-commerce. Dagli ultimi aggiornamenti, per questi progetti SIMEST prevede una quota di co-finanziamento a fondo perduto fino al 25% dell’importo totale del prestito richiesto.
È previsto anche il finanziamento di progetti per favorire innovazioni di processo o di prodotto, per sostenere la transizione green dei processi di produzione e di gestione delle attività.
Per le imprese che, invece, non rientrano nel target di questi finanziamenti SIMEST, sono previste ulteriori misure?
Sì, certo. Sono state introdotte risorse dedicate al rafforzamento delle filiere produttive.
Come abbiamo già accennato all’inizio, rispetto alla media europea, il sistema produttivo italiano è caratterizzato da una forte frammentazione ed è formato principalmente da imprese medio-piccole.
Gli interventi previsti sono contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, tramite i Contratti di Sviluppo, che mirano a finanziare grossi investimenti strategici, innovativi e progetti di filiera, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno.
Lo scopo principale è sostenere i costi dell’innovazione e aumentare la produttività delle imprese, favorendo le economie di scala.